Inutile negare che nelle pagine di cronaca dei quotidiani capita spesso di leggere di casi di persone morse da cani, da randagi così come da cani a spasso con il loro proprietario. Le ragioni dell’imprevista aggressione restano per la maggior parte delle volte sconosciute o apparentemente incomprensibili, in ogni caso il sommarsi negli anni di questo genere di episodi ha dato seguito a molteplici provvedimenti legislativi, non ultima la stesura della famigerata “black list” con l’elenco delle “razze pericolose” o presunte tali.

L’iniziativa dell’anagrafe dei cani morsicatori

La giunta di un comune piemontese ha deciso invece di attivare un’anagrafe dei cani morsicatori, una banca dati che registri tutti i casi: dall’assalto al polpaccio del temibile Yorkshire agli episodi ben più gravi di aggressioni con lesioni gravi. Verrà aperto uno sportello della banca dati in ogni Asl.

Un servizio del genere permetterà, per esempio, di monitorare l’aumento o la diminuzione di casi di aggressione da parte di cani ai danni di persone o altri animali e di “schedare” le razze che principalmente tendono ad attuare questo comportamento. L’archivio informatizzato rileverà identità e caratteristiche del cane, gravità della lesione, circostanze e cause dell’episodio. I dati saranno messi a disposizione di un gruppo di studio sulla prevenzione delle aggressioni, che avrà il compito di suggerire le misure di controllo.

 

Cane aggressivo, da cosa dipende?

Tanti provvedimenti dunque, ma il problema per il momento non accenna a diminuire. D’accordo con le ricerche di alcuni centri di studio del comportamento canino, noi di Petpassion vorremmo riportare l’attenzione sulla complessità di fattori che possono determinare un comportamento aggressivo. Insistere sul discorso delle razze e, dunque, attribuire alla genetica una priorità rispetto ai fattori ambientali e organici, ci sembra infatti una visione estremamente parziale del problema, incapace di individuare provvedimenti realmente efficaci.

È indubbio che alcune razze di cani vengono coinvolte più spesso delle altre in episodi violenti, ma studi segnalano che in realtà sono i meticci i cani più “mordaci”; come stupirsi d’altronde, visto che i meticci sono i più rappresentati nella popolazione canina? I soggetti di razze selezionate per la guardia, piuttosto che per la caccia o la compagnia, hanno una tendenza ad usare i denti per espletare le funzioni cui sono destinati, la guardia o la difesa appunto. Spesso si tratta di cani che hanno una soglia del dolore più alta di altri e che resistono perciò maggiormente alla sofferenza fisica. La tendenza all’aggressività, che può diventare pericolosa, rimane comunque un fattore individuale.

Tutto questo dimostra che la teoria genetica non riesce a spiegare il fenomeno dei “cani morsicatori”, piuttosto tende a semplificare le cause del fenomeno.

I fattori ambientali che influiscono sull’aggressività del cane

Ben più complessa, ma anche interessante è la questione dei fattori ambientali: il tipo di ambiente nel quale il cane è cresciuto, l’educazione che ha ricevuto, il tipo di rapporto che ha stabilito con l’uomo e con gli altri animali, ecc.
Molti proprietari di cani tendono a “umanizzare” il proprio pet, dimenticandosi che questi discende da un animale sociale, il lupo, il quale vive in un branco dotato di un capo, il capobranco appunto. Al capo spettano privilegi che gli altri non hanno: la gestione del cibo, dello spazio e della sessualità.

Per la stragrande maggioranza dei cani che vivono in famiglia il branco siamo noi. E’ evidente allora che il nostro amico nel suo branco non può avere delle prerogative sociali che non gli spettano, da capobranco cioè, perché il suo modo di affermare questa posizione gerarchica avverrebbe con la minaccia ed il morso. Il cane deve essere gerarchicamente l’ultimo nella nostra famiglia; se ciò non accade, è perché noi glielo abbiamo permesso “umanizzandolo”.

Alcuni dei comportamenti che inducono il nostro cane a pensare di essere il “capo” (il che equivale a incoraggiare il suo potenziale aggressivo) sono: permettergli di mangiare per primo davanti al nostro sguardo (nel branco il capo mangia per primo) o lasciare che dorma sul letto o in un posto strategico della casa (nel branco è il capo che gestisce gli spazi), permettergli di non ubbidire (in questo modo rafforziamo il suo status gerarchico nel branco nel quale vive) e così via.

Tra le cause ambientali di comportamenti aggressivi è anche frequente il non rispetto dei periodi di crescita neuronale e di apprendimento comportamentale del cucciolo Il cane nel periodo si socializzazione (in particolar modo dal 40° al 60° giorno di vita) acquisisce dalla madre la capacità di autocontrollo, la corretta comunicazione intra/interspecifica, le regole di vita del branco ed impara ad essere autonomo. Separare prematuramente il cucciolo dalla mamma, può facilitare comportamenti aggressivi e problemi di socializzazione.
Ricordiamoci insomma che nella maggior parte dei casi di comportamento aggressivo noi uomini abbiamo grosse responsabilità.