Ormai è scientificamente provato che l’olfatto dei cani può salvare la vita dei malati di diabete.

 

È risaputo che l’olfatto dei cani è più sviluppato di quello umano di circa il 40%; perché allora non sfruttare questo vantaggio a beneficio della salute dell’uomo? Deve essere stato questo il pensiero dei ricercatori che hanno avviato uno studio sulla capacità dei cani di riconoscere gli sbalzi nei valori della glicemia e in tal modo salvare la vita ai pazienti. Sembra impossibile, eppure ci sono stati già dei casi in America, in cui l’intervento provvidenziale del cane ha davvero salvato la vita al suo proprietario.

 

Lo studio scientifico

L’analisi è stata condotta dal Medical Detection Dogs, una charity specializzata nell’addestramento di cani da diagnosi e allerta; in collaborazione con l’Università di Bristol, sono state osservate le performance di ventisette cani in circa quattromila episodi di allarme. Il risultato è sorprendente: ben l’83% delle volte, i cani hanno dato l’allarme in maniera corretta, riscontrando effettivamente un valore sbilanciato della glicemia.

Ovviamente gli animali non possono sostituirsi in alcun modo agli strumenti di monitoraggio reali, ma possono essere di ausilio in tutte quelle situazioni in cui l’allerta è più bassa, come ad esempio nelle ore notturne. Sapere se attraverso la saliva o il sudore, un cane addestrato può riconoscere un eventuale pericolo per la salute e dare l’allarme, è di notevole importanza per la conoscenza medica.

 

L’addestramento dei cani

Benché tutti i cani abbiano un olfatto molto sviluppato, quelli più adatti a questo scopo sono i cani a muso lungo e che hanno instaurato un rapporto di fiducia molto forte con il loro proprietario. Solo alla presenza di questi due imprescindibili criteri può iniziare un percorso di addestramento del cane, volto all’intercettazione di un cambiamento nel valore della glicemia, attraverso l’odore della saliva o del sudore.
Al cane quindi viene insegnato a saltare o leccare una mano in segno di allarme, così da informare della situazione di pericolo i caregiver o i pazienti stessi.

 

La storia di Luke e Jedi

Luke è un bimbo di sette anni affetto da diabete di tipo 1, una malattia incurabile per la quale non esiste una cura, se non il controllo costante dello stato glicemico del malato. Al bambino da tre anni è mezzo è stato affiancato Jedi, un cane medical detector che non lo lascia solo un secondo, vigilando costantemente sul suo stato di salute. Una notte Jedi ha fiutato qualcosa che non andava nel suo piccolo proprietario e prontamente è andato a dare l’allarme a sua mamma; questa in un primo momento non ha dato peso ai gesti del cane, dato che il monitor del glucosio non segnava anomalie; ma Jedi non ha desistito e così la donna ha deciso di misurare il livello di glicemia nel sangue. Il valore era 57, molto basso e in continua discesa: solo grazie all’intervento di Jedi è stato possibile salvare la vita al piccolo Luke.

Questo è un esempio emblematico di quanto possono essere d’aiuto gli amici a quattro zampe, utili più di quanto si possa immaginare.

 

Fonte: https://www.corriere.it

Foto: Shutterstock