asta a ribasso canile cassano allo ionioIl web si e’ mobilitato e le associazioni piu’ importanti stanno interagendo direttamente con il governo. Noi di Petpassion non possiamo non unirci al coro di proteste e al moto di indignazione che si sta diffondendo a macchia d’olio di fronte alla notizia raccapricciante dell’asta al ribasso, svoltasi circa una settimana fa in Basilicata, per l’assegnazione di 420 cani randagi, ospitati in due canili di quella regione da circa 10 anni.

Chi si e’ aggiudicato il ‘pacchetto’ da 420 cagnetti disperati e malridotti? Ma naturalmente il canile che ha promesso di occuparsi del mantenimento di ogni singolo cane con la cifra piu’ bassa possibile! Si tratta del mega canile a Cassano allo Ionio (Cosenza), che ha promesso di mantenere gli animali per 1 euro e sessanta centesimi l’uno al giorno.

Chi puo’ competere con prezzi cosi’ stracciati? Nessuno, ma la verita’ e’ che 1 euro e sessanta centesimi non basteranno a garantire la sopravvivenza di quei 420 cani, ma serviranno solo a farli morire lentamente e silenziosamente morire…
Questo caso e’ eclatante, ma ha sollevato il velo su una realta’ estremamente diffusa, quella del traffico febbrile e clandestino di cani randagi -cani abbandonati, sicuramente gia’ vittime di abusi e maltrattamenti- che vengono letteralmente deportati nei cosiddetti canili lager.
Cosa sono, d’altronde, queste strutture se non dei casermoni gelidi e sporchi dove i malacapitati animali vengono stipati in gabbie, ammassati, tenuti in condizioni igieniche disastrose, privi delle cure mediche di cui hanno bisogno, malnutriti o non nutriti affatto e, inutule a dirlo, del tutto privi di quel minimo di affetto e di calore che ricorderebbe loro di essere degli esseri viventi.
L’Italia e’ piana di questi “depositi” di cani, che percepiscono fondi dai comuni: dai 2 ai 5 euro al giorno per torurarli e sfruttarli. E’ il business dei canili lager, delle zoomafie, un giro d’affari miliardario, le cui conseguenze riempiono le pagine della cronaca: ragazzo ucciso dai randagi a Modica (marzo); una turista aggredita nella stessa zona, pochi giorni dopo; un bimbo sbranato ad Acireale (luglio)…

Le associazioni animaliste si sono opposte all’esito dell”asta inviando diverse diffide alle autorita’ locali, il web si è mobilitato, due interrogazioni parlamentari della senatrice del Pd Donatella Poretti e una lettera aperta dei senatori Roberto Della Seta (Pd) e della stessa Poretti alla Regione Basilicata non hanno avuto ancora risposta. Il canile calabrese attende solo l’autorizzazione dell’antimafia per concludere l’affare: il via libera potrebbe arrivare entro dicembre.

Francesca Martini
aveva gia’ puntato l’indice contro “l’inattività colpevole dei sindaci del centro-sud”, ribadendo la gravita’ dell’emergenza randagismo e facendo notare che dal 2001 a oggi, in base alla legge in materia prevenzione randagismo del 1991 (la 281), sono stati stanziati 30 miloni di euro mai utilizzati dalle pubbliche amministrazioni. Alla Martini i Verdi chiedono inoltre di eliminare le gare al ribasso perche’ “entrano in conflitto con la modifica dell’articolo del Codice penale 544 bis e ter che punisce il maltrattamento degli animali”.

La sterilizzazione era e resta uno dei pilastri della legislazione per combattere il fenomeno del randagismo. Lo ricorda Annamaria Procacci, consigliere nazionale dell’Enpa. “Il controllo delle nascite fu lo strumento d’avanguardia che permise di eliminare la pratica della soppressione, in uso fino a quel momento”. Ma la 281 “ha molti nemici”. “I peggiori sono gli amministratori locali e anche le asl. Le Regioni devono tradurre in legislazione e in politiche regionali la prevezione del randagismo, asl e assessorati hanno il compito di vegliare sul benessere degli animali”.
Lo Stato, continua Procacci, “si occupava di dividere fra le Regioni un fondo per l’applicazione della legge. Qualche anno dopo scoprimmo che la gran parte delle Regioni non si curava nemmeno di riscuotere i fondi: era piu’ facile dire ‘le risorse non ci sono’. Invece c’erano, ma era piu’ comodo quell’alibi”. Sulla vicenda l’Enpa annuncia un esposto alla Procura della Repubblica; l’associazione e’ intenzionata inoltre a chidere spiegazioni alla Corte dei Conti circa i 300mila euro destinati alla Regione Basilicata per le politiche sul randagismo. Denaro che non e’ mai stato utilizzato.
E’ una battaglia durissima, ma deve continuare.
(G.M.)