La morte del piccolo Giuseppe, il bambino di sette anni sbranato dai cani appena fuori dalla sua abitazione nella periferia di Acireale, ha turbato e scosso l’opinione pubblica.
Dalle indagini condotte nei giorni successivi al dramma è emerso sempre più fondato il sospetto che i cani, responsabili dell’aggressione e di proprietà del fratello maggiore di Giuseppe, fossero cani addestrati per combattimenti clandestini.
Per il Governo questo è stato l’ulteriore incentivo a dare avvio a una serrata lotta ai combattimenti clandestini tra cani nel Sud Italia.
Lo ha annunciato il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, a margine della presentazione dell’operazione dei Nas ”Cibo sicuro – estate 2009”, con riferimento alla tragedia di Acireale. «Ho già concordato con il generale dei Nas, Cosimo Piccinno, un’operazione di snidamento e di investigazione rispetto ai combattimenti clandestini al Sud», ha spiegato il sottosegretario. E sempre in merito alla morte del piccolo Giuseppe ha aggiunto: «stiamo indagando, ho già preso in esame una relazione dei veterinari del luogo e sono quindi in possesso di tutte le informazioni. Questi cani erano detenuti in maniera impropria ed erano soggetti a maltrattamenti. C’è tutta la mia partecipazione per l’ennesimo bambino vittima».
Questi animali, ha detto ancora Martini, «non erano identificati. Un cane era stato sottratto a una persona che ne aveva denunciato la scomparsa». In ogni caso, ha concluso il sottosegretario, si tratta di «cani non sterilizzati e di grossa taglia che si presume fossero usati per combattimenti clandestini».
Sulla questione si è di recente pronunciata anche l’associazione CODICI. Secondo i dati documentati dall’ultimo rapporto Zoomafie 2009, quello dei cani da combattimento è un settore della mafia che gestisce attività illegali legate al traffico o allo sfruttamento degli animali. In dieci anni, dal 1998 al 2008, sono state denunciate 431 persone e sequestrati 1041 cani. Le città in cui si manifesta maggiormente il fenomeno sono: Napoli, Palermo, Caserta, Bari, Foggia e Ragusa. Inoltre, secondo l’Eurispes, il mercato illegale delle scommesse illecite raccoglie circa 6.500 milioni di euro contro i 2.200 provenienti dalle scommesse legali. E i reati vanno dai combattimenti illegali tra cani e le corse di cavalli dopati, fino alla diffusione di malattie infettive, attraverso la commercializzazione di carni e derivati, provenienti da animali malati.
«A questo punto è lecito chiederci – sottolinea CODICI – come mai un ragazzo di 19 anni con procedimenti penali e con l’obbligo di firma abbia avuto la libertà di crearsi un giro d’affari illegale legato al traffico e probabilmente combattimento degli animali. È evidente che il problema non sta nel reintrodurre la black list, come ha affermato il deputato del Pd Enrico Farinone, ma nel perseguire realmente i reati connessi al traffico di animali». (G.M.)