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Un cucciolo gioca in mezzo alla neve

Affettuoso, giocherellone e dolce, ma anche pronto a grandi sforzi per il suo padrone: storia di un cane da lavoro ormai diffusissimo nelle nostre case.

Il Siberian Husky è un cane di taglia media, originario della Siberia Orientale e portato in Nord America nei primi anni del ‘900. Tutto il suo aspetto ricorda il retaggio del grande nord: orecchie piccole, portate erette e ricche di pelo, folto sottopelo con pelo di copertura, mai troppo lungo, che ha la funzione di impedire che il sottopelo lanoso si bagni, canna nasale lunga per riscaldare l’aria. La coda è portata rilasciata a riposo e a falce in attenzione; mai arrotolata o poggiata sul dorso. Il suo movimento è sciolto e fluido ed apparentemente senza sforzo. Gli occhi sono a mandorla, inseriti appena obliquamente, e vivaci, quasi a ricordare nell’espressione il selvatico. Possono essere marroni, azzurri, ambra od anche di diversi colori o con più colori nello stesso occhio. Il mantello può essere nero/bianco, rosso/bianco, grigio/bianco, tutto bianco o chiazzato.

L’impiego del siberian husky era quello di cane da slitta: il moderno allevamento è iniziato negli USA e il primo Standard di razza è stato stilato all’inizio degli anni ’30. Animale molto rustico e resistente, si trova a perfetto agio nei climi rigidi pur assolutamente non disdegnando, alle nostre latitudini, anche le temperature miti. Il popolo primitivo che lo ha selezionato lo utilizzava per trainare le slitte con le quali i cacciatori percorrevano i terreni di caccia e con le quali riportavano le prede al villaggio. Il cane era usato per medi e lunghi spostamenti, con carichi medi sulla slitta. Il popolo dei Ciukci era seminomade e non aveva nemici territoriali, infatti ancor oggi il Siberian è assolutamente incapace di fare la guardia. I cani venivano scambiati tra i singoli cacciatori per formare le mute; e così ancor ora il Siberiano è animale amichevole con tutti.

In America del Nord fu portato durante la “corsa all’oro”, sempre per trainare slitte, e a questo periodo si devono far risalire i suoi primi utilizzi in gare, dove si dimostrò molto veloce e soprattutto resistente. Gare che ancor oggi vengono disputate in tutto il mondo. Nella sua storia è interessante ricordare “la corsa del siero“, dove mute, composte anche di Siberian Husky, contribuirono a portare da Anchorage a Nome, villaggio di cercatori d’oro sullo stretto di Bering, nell’inverno alaskano del ’25, del siero antidifterico per stroncare un’infezione di difterite che si era lì propagata.

Claudia Resta
Petpassion.tv – [email protected]
si ringrazia il Siberian Husky Club italiano