cani ergastolani del canile di torinoSi chiama Raggio Verde il reparto speciale del canile sanitario municipale di via Germagnano a Torino, dove si raccolgono tutti quei cani, le cui cicatrici fisiche e psichiche sono troppo profonde perché per loro si possa sperare in una riabilitazione. Ci sono sei gabbie per sei condannati, non a morte perché quella si cerca di evitargliela, ma di certo alla reclusione a vita.

C’è Boing, un rotweiler maschio che quando ti vede si scaglia contro la rete; c’è Frango, ritrovato nel prato dell’Amiat, dove pare che vengano abbandonate le vittime dei combattimenti illegali; e poi c’è Tango, il dogo argentino bello e feroce, al quale “l’uscita è consentita solo con operatori specializzati”. Chi mai potrebbe voler introdurre nella propria casa questi cani?

Valeria Bosco, la responsabile del canile che a casa si è già portata tre gatti e un cane, si infuria al pensiero della mano umana che si è resa responsabile, colpevole, della marginalizzazione di questi cani-ergastolani e soffre all’idea che per loro non vi siano attenuanti, non vi sia speranza in una riduzione della pena.

A parte due casi disperati, per i quali si è ritenuta inevitabile la soppressione, gli altri cani vanno avanti, negli angoli bui delle loro gabbie, ben separate dal resto del canile, costretti al cappio rigido; quasi nessuno osa toccarli.
Di fronte a questo scenario il consigliere comunale Stefano Lo Russo (Pd) si domanda con rammarico «se davvero stiamo rendendo un servizio a questi animali, o se mantenerli non è soltanto l´obolo che paghiamo alla nostra coscienza “politicamente corretta”. Al centro delle politiche in questo campo dovrebbe esserci il loro benessere, è davvero così?».

Ma forse un’ultima speranza si accende per questo reparto di condannati grazie al progetto che l’Enpa di Torino ha coraggiosamente messo a punto: quello di avviare un corso per la riabilitazione dei cani “irrecuperabili”, un tentativo estremo che si avvarrà dei principali e più moderni studi sul comportamento canino.

Non possiamo che augurarci che questa iniziativa regali un’ultima chance a Tango, Boing e a tutti i loro emarginati compagni.