Questo singolare fenomeno è stato un mistero per moltissimo tempo: etologi e i ricercatori hanno fino a oggi tentato di interpretarlo con due differenti teorie. Secondo la prima, volare nella caratteristica formazione a V consente agli uccelli di ridurre l’impatto aerodinamico. Ogni animale crea infatti una scia che viene sfruttata dal volatile seguente per ridurre l’attrito e quindi avanzare con minor fatica, un po’ come accade nelle gare automobilistiche quando un pilota sfrutta la scia della vettura che lo precede per guadagnare un po’ di velocità. La seconda spiegazione suggerisce invece che i migratori adottino questa particolare formazione, su piani leggermente sfalsati l’uno rispetto all’altro, per poter godere sempre della miglior visuale.
Un modello computerizzato sviluppato da Valmir Barbosa and Andre Nathan dell’Università di Rio de Janeiro ha combinato queste due teorie antagoniste, giungendo a risultati interessanti. Il computer ha creato stormi di 15 e 35 uccelli: gli è poi stato chiesto di posizionare ogni volatile in modo che ciascuno potesse stare in contatto con il suo vicino, ma in una posizione tale che gli consentisse di avere la visuale completamente libera. Il modello ha proposto come soluzione migliore proprio la formazione a delta utilizzata da molti migratori come le anatre selvatiche. Simulazioni successive hanno evidenziato come il risultato finale non dipenda dalla posizione iniziale dei volatili. Modelli computerizzati sviluppati in passato che non consideravano contemporaneamente le due teorie non erano mai arrivati a definire nessuno degli schemi realmente adottati in natura dagli uccelli.
Altrettanto sorprendente è la capacità degli uccelli di orientarsi e non perdere mai la rotta. I piccioni che vivono nelle nostre, ad esempio, città si orientano grazie ai tracciati delle nostre strade e ferrovie, senza mai perdersi. E’ questo quello che è merso dagli studi di Tim Guilford, professore della facoltà di zoologia dell’università di Oxford. Dopo aver applicato a 50 piccioni sottili dispositivi che, trasmettendo segnali a un satellite, permettevano di visualizzarne la posizione e gli spostamenti in ogni momento, il ricercatore con la sua equipe ha trascorso giorni e giorni a tracciare, minuto per minuto, i percorsi quotidiani degli uccelli. La capacità di orientarsi dei piccioni dipende in gran parte dalla loro bravura nel crearsi una sorta di mappa mentale dove, come punti di riferimento, vengono presi tre elementi principali: il sole, il campo magnetico terrestre (che riuscirebbero a cogliere grazie a sottili particelle di magnete che hanno nel becco), l’olfatto e la loro capacità nel seguire tracciati familiari. L’associazione e la diversa combinazione di questi elementi li aiuta a non perdersi e a trovare sempre la strada più facile da prendere. (Fondazione Idis)