Il caso «Io & Marley», il libro di John Grogan che dall’anno della sua pubblicazione (2005) continua ad affollare gli scaffali delle librerie e delle case di tutto il mondo, ha aperto una nuova promettente strada nell’ambito della narrativa dedicata ai nostri amici a quattro zampe.
Molti autori, senz’altro incoraggiati dai recenti successi editoriali, ma anche, e soprattutto, ispirati dalla ricchezza del rapporto, unico e irripetibile, che lega un animale al uso padrone e motivati dalla sua fecondità narrativa, cercano infatti di percorrere questa strada.
È il caso di «L’arte di correre sotto la pioggia» (Piemme, 17 euro) di Garth Stein, un romanzo che in quanto a vendite, negli Usa, sta già ricalcando le orme del libro di John Grogan.
Il romanzo racconta la storia di Enzo, un cane americano il cui nome italianissimo è un esplicito tributo a Enzo Ferrari, del quale Danny, co-protagonista del libro assieme al suo cane, è grande ammiratore.
Enzo è un cane che adora guardare in TV le corse di Formula Uno e ragiona quasi come un uomo. Denny è un tenerone, fa il pilota e ha bisogno di aiuto.
Dall’arrivo nella famiglia di Danny fino agli ultimi giorni di vita, che poi aprono le pagine del libro, saranno sempre i pensieri in prima persona di Enzo a cercare di districare la complessità della vita dell’uomo.
A tratti esilarante e a tratti commovente, ma sempre tenerissimo e originale, L’arte di correre sotto la pioggia offre uno sguardo unico sulle meraviglie e le assurdità della vita umana… come solo un cane può raccontarle. Un libro che tocca le corde più profonde dell’animo e che non può lasciare indifferenti.