Il cervello di un gatto in un chip?

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Il campo dell’IA, intelligenza artificiale, continua a fare progressi sensazionali, affascinanti, ma anche un po’ terrificanti, visto che lo scopo ultimo di tanta ricerca sembra restare sempre lo stesso: realizzare tecnicamente la simulazione delle simulazioni, quella del funzionamento del cervello umano.

Ancora non siamo arrivati a tanto, ma alcuni scienziati stiamano che l’obiettivo potrebbe essere raggiunto nel giro di una decina d’anni. Lo afferma con sicurezza Dharmendra Modha di IBM, l’azienda che insieme ad alcune delle piu’ prestigiose universita’, ha compiuto, in un solo anno, passi da gigante in questo campo, simulando la complessita’ dell’attività della corteccia cerebrale di un gatto.

Tutto e’ cominciato nel 2008, quando IBM e altre cinque universita’ hanno ottenuto un contratto DARPA (un contratto da 20 milioni di dollari) per lavorare al progetto di un computer capace di simulare la complessita’ d’azione del cervello umano.
Il risultato raggiunto in una anno e’ questo: e’ stata realizzata la simulazione corticale in tempo reale dell’attivita’ di oltre un miliardo di neuroni in una rete di 8,87 trilioni di sinapsi. Un livello di attivita’ neuronale che, secondo Modha, e’ superiore a quanto accade all’interno del cervello di un gatto.
Per raggiungere l’obiettivo, e’ stato creato un algoritmo chiamato BlueMatter che serve a computare le connessioni tra tutte le locazioni corticali del cervello umano e quelle sub-corticali. Questa mappatura e’ un passo cruciale per capire veramente come comunica e processa le informazioni il nostro cervello. BlueMatter lavora sul supercomputer Blue Gene –non vi stiamo a raccontare quanti terabyte di memoria – e si avvale di risonanze magnetiche approfondite.

Il lavoro che coinvolge gli scienziati e l’IBM e’ una combinazione di supercomputing, neuroscienza e nanotecnologia. Con computer di questa potenza potrebbe essere possibile risolvere problemi con innumerevoli variabili, problemi la cui soluzione richiede, ad oggi, tempi troppo lunghi.
Insomma e’ in atto una sorta di reingegnerizzazione del cervello umano, per imparare e riprodurre gli “algoritmi” che lo controllano.

Le domande chi si aprono ogni volta che leggiamo di simili progressi della scienza e della tecnologia sono innumerevoli e di enorme portata; e’ davvero possibile che la computazione ed il calcolo siano in grado di riprodurre il funzionamento del nostro cervello o di quello di un animale complesso come il gatto? Se si’, che rapporto c’e’ tra questa fittissima rete di sinapsi e la sfera delle emozioni, dell’affettivita’, dell’intuizione creativa, per non parlare del senso estetico e del senso morale? Sono anch’essi simulabili e computabili? Non siamo certo i primi a porci queste domande e non saremo certo gli ultimi; di riposte ne esistono moltissime, ognuno, dallo scienziato al filosofo, dal religioso al laico, elabora la propria. Voi cosa ne pensate? Come reagite alla lettura di notizie del genere? Prevale la fascinazione o il senso di smarrimento?
(G.M.)