La piccola Kya tra le zampe della sua Cinzia (foto di Cinzia Iacovelli)

La piccola Kya tra le zampe della sua Cinzia (foto di Cinzia Iacovelli)

Dal diario di Kya, consigli utili per chi sta pensando di condividere la propria vita con un piccolo amico peloso!

La mia padroncina mi dice sempre che avere una cavia come animale da compagnia è da sempre un validissimo strumento di conversazione. Se poi invece di una sono addirittura quattro si può intrattenere una piccola folla di astanti per ore, raccontando le varie facezie della mia specie. Questo perché in Italia noi cavie siamo poco conosciute, se non per film come “Il Dottor Dolittle” o “G-Force“. Per carità, saranno film divertenti, nel loro genere, ma vorrei distruggervi subito un mito: le cavie NON ballano, NON cantano, NON fanno acrobazie alla Mission Impossible e NON camminano erette su due zampe. Siamo bestioline diverse da tutte le altre, e bisogna imparare ad amarci piano piano. O anche subito, a prima vista, come è successo alla mia padroncina ai tempi dell’università.

Per evitare però fraintendimenti e quelle cose bruttissime che mi dicono si chiamino “abbandoni” (una roba bruttissima, non voglio nemmeno pensarci) è meglio sapere a cosa si va incontro prima di prendere in casa una di noi. Se guardando la foto di un caviotto sentite una vocina interna che vi sussurra “Checcarinooo lo voglio!” ci sono alcune cose che dovete sapere prima di buttarvi nell’avventura di ospitare anche voi una Casa Cavioni.

– Una cavia non vi aspetta dietro la porta di casa grattandola con le zampe, una cavia non vi fa le feste quando reintrate a casa dopo una giornata di lavoro. Nel 90% dei casi la troverete stravaccata sulla segatura, con la testa in mezzo al fieno, e vi degnerà di uno sguardo distratto che tradurrò con un “Ah, sei tornato. Fai più piano per favore che stavo dormendo”. Salvo poi accorgersi dopo dieci minuti che avete un sacchetto della spesa in mano e sfondarvi le orecchie di fischi. E ciò mi porta al punto due.

– Una cavia non abbaia, non miagola, non bramisce, non tuba, non bela. Una cavia “fischietta”. Suona ridicolo, lo so. Io fischietto. E’ l’unico verbo che si avvicina lontanamente al nostro modo di comunicare. Posso tradurvi i miei suoni principali (entrambi mandano la mia padroncina in quello che viene tradotto con “brodo di giuggiole” – mi dicono che sia una bella sensazione) con un fuìììfuììì e un vrrr brrr. Il primo quando muoio di fame (praticamente sempre), il secondo quando sono serena, soddisfatta, in pace col mondo. E un’infinità di varianti che non sto qui a specificare perché altrimenti ci facciamo una puntata di Quark e non mi sento Piero Angela.

– Una cavia non fa le fusa e non fa le feste. Se è felice, ve lo dimostrerà con cortese discrezione. E’ inutile strapazzarmi aspettando delle specifiche reazioni che non arriveranno, siamo animali molto semplici, direi basilari. Ma mi accarezzate per dieci minuti buoni e vi accorgete che comincio piano piano ad emettere un suono simile ad un cinguettio sommesso, e nel frattempo socchiudo gli occhietti in preda a una pacata beatitudine, avete raggiunto il vostro scopo. Sono felice, e me la sto godendo tutta. In fondo la mia giornata trascorre per il 90% del tempo così. Fieno, fischietti e coccole. Chi è più fortunata di me?

Cinzia Iacovelli