Il piacere fine a sé stesso di tormentare e uccidere gli animali ha una storia vecchia quanto l’uomo. Affonda certamente le sue radici in quella parte dell’animo umano che non solo non
rifugge, ma è irresistibilmente attratto dalla crudeltà, dal sadismo, dalla prevaricazione, ma è motivata anche da una consolidata e secolare cornice cognitiva, cioè dal sistema di credenze religiose, filosofiche, sociali in virtù delle quali l’animale, considerato come differente e inferiore rispetto alla persona, è un essere della cui vita o morte l’uomo può decidere, in ragione della necessità così come per puro divertimento.
Lasciando da parte l’annoso e controverso tema dello sfruttamento e dei maltrattamenti delle specie animali in ragione dei prodotti, alimentari e non, che da questi si possono ricavare o in nome della ricerca scientifica, la domanda che ci e vi rivolgiamo riguarda tutti quei comportamenti in cui la violenza fine a sé stessa, perpetrata ai danni di animali del tutto indifesi, provoca un compiacimento e un piacere sadici.
Lo scenario è quanto mai ampio e complesso: possiamo pensare agli spettacoli nelle arene dei romani che spessissimo finivano con una vera e propria carneficina di animali o all’esaltazione per i combattimenti tra galli o cani; ai gruppi che inneggiano alla violenza sugli animali o ai canili lager; ma possiamo anche pensare a tutti quegli episodi di efferata violenza praticati ai danni di animali domestici con la leggerezza con la quale ciascuno di noi può compiere il più banale dei gesti quotidiani.
La storia di Mambo rientra proprio in quest’ultimo ordine di casi. Ne ripercorriamo rapidamente le tappe sia perché è una vicenda che scuote e sconvolge sia perché riteniamo che la sua conclusione, felice per fortuna, sia un bell’esempio di civiltà.
Mambo è il cagnolino che lo scorso 10 agosto è stato letteralmente arso vivo da due giovani, un diciassettenne e una ragazza di 22 anni, a Espira-de-l’Agly, una pittoresca cittadina ai piedi dei Pirenei, nel sud ovest della Francia.
Dato da tutti per spacciato, in particolar modo dai suoi carnefici, l’eroico cagnolino, nonostante le ustioni di terzo grado riportate sul 50 per cento del suo corpo, è invece sopravvissuto e il suo caso è divenuto pubblico. Lo sconcerto e l’indignazione degli abitanti della cittadina francese, scesi in piazza a manifestare affinché il gesto non restasse impunito, hanno fatto il resto: i due giovani finiranno in un’aula di tribunale.
Sarà, quasi certamente, il primo confronto in un’aula giudiziaria che vede per protagonisti un cane e i suoi umani carnefici. Mambo avrà infatti la possibilità di riconoscere le due persone che lo hanno seviziato e che per questo rischiano una multa di circa 2500 euro, sei mesi di carcere, ma soprattutto un divieto a vita di possesso di animali.
Il processo si svolgerà il prossimo dicembre. La presenza del cagnolino in aula servirà non solo come “prova” della crudeltà del gesto, ma anche per riconoscere i due aggressori. Le loro responsabilità, comunque, sono già provate, e la condanna è pressoché certa. “E’ decisamente inusuale che un cane sia chiamato in aula – ha spiegato un animalista – ma il pubblico ministero pensa che farlo venire possa avere un effetto forte sui presenti”. (G.M.)